Un punto nevralgico di ogni infrastruttura informatica è la possibilità di utilizzare le informazioni acquisite da un sistema in un secondo, differente per scopo e provenienza. Molti grandi vendor, solo recentemente hanno permesso ai loro sistemi di scambiare dati con vendor loro concorrenti.
La rivoluzione 4.0 ha evidenziato che questa chiusura attuata a fini commerciali sia un elemento penalizzante.
Dopo anni in cui le aziende hanno sviluppato tecnologie proprietarie con la motivazione di rendere più efficienti e sicure le proprie soluzioni, oggi non è più economicamente conveniente chiudersi nella propria bolla.
Rimangono (forse) alcuni prodotti consumer che rendono complicato all’utente finale l’utilizzo di componenti o sistemi di aziende concorrenti. Nel mondo industriale invece, da anni le aziende presentano le proprie soluzioni con interoperabilità verso altri sistemi proprietari tramite l’adozione di protocolli standard di terze parti.
Questa tendenza ha fatto sì che proliferassero molteplici standard, ognuno proprietario e solamente pochi di questi davvero pensati esclusivamente per il cliente finale. Questo ha generato ancora una volta confusione e problemi a chi doveva integrare o far comunicare due vendor concorrenti.
Finalmente, quando la tecnologia open source si è imposta su quelle proprietarie per comprovata e dimostrata efficienza e, in alcuni casi, come migliore e più evoluta, il mercato ha virato verso un approccio più consumer oriented, rendendo disponibile la capacità di interoperabilità.
Nonostante quanto affermi il reparto di comunicazione delle aziende in fase di vendita o lancio dei propri prodotti, è davvero possibile l’interoperabilità tra sistemi diversi ?
La risposta possono fornirla schiere di tecnici che quotidianamente operano sugli impianti ma potrebbe essere vietata ai minori ascoltarla.
Battute a parte, occorre comprendere meglio cosa si cerca di interconnettere.
Non esiste una soluzione plug and play universale, come non è possibile far comunicare sistemi creati per due scopi differenti.
Quindi va da sé che non basta comprare il miglior prodotto sul mercato, occorre uno studio a monte che abbia un obiettivo a valle, altrimenti sono soldi (spesso tanti) mal investiti.
Perché allora un paradigma dell’industria 4.0 è lo scambio dati tra sistemi diversi?
I dati contenuti in un sistema sono utili ad altri ma, perché questo scambio avvenga, occorre trasformare il dato grezzo in informazione, ossia devono essere interpretati e tradotti in linguaggi comprensibili dal secondo.
Così come nell’esperienza personale possiamo renderci conto che, un traduttore simultaneo è sì comprensibile ma non tanto quanto un interprete che ha il tempo di elaborare i concetti espressi, anche nel campo dell’informatica la possibilità di elaborare i dati migliora l’efficacia della comunicazione.
Affidarsi a system integrator come SiVaF Informatica che hanno una conoscenza a 360 gradi della storia dell’automazione, del mercato e che operano da anni (più di venti ndr) all’interno dei reparti di produzione, permette alle aziende di sfruttare le potenzialità di qualsiasi sistema già presente in azienda.
Creiamo percorsi di digitalizzazione e accompagniamo il cliente fino al conseguimento dell’obiettivo.
Questo fa sì che non venga trascurato alcun aspetto infatti, se provate a chiederci un preventivo, preparatevi a rispondere a molte domande e ad accoglierci in azienda.
Ah, fate attenzione però, non è tutto rosa e fiori, faremo caso alla qualità del caffè che berremo da voi quando faremo il sopralluogo!