In questo nuovo articolo della nostra rubrica “Adattarsi, Sopravvivere, diventare Invulnerabili (conoscendo i propri limiti)” approfondiamo due preziosi alleati nell’allestimento del business continuity plan:
la Valutazione del rischio, il processo per identificare i potenziali pericoli per l’azienda & l’Analisi di impatto aziendale, cosa accadrebbe se queste minacce si manifestassero?
Nell’ambito del ciclo di vita di gestione della continuità operativa, la fase di analisi è la pratica con la quale si revisiona e valuta un’organizzazione per identificarne obiettivi, modalità di funzionamento e vincoli che caratterizzino le sue dinamiche operative.
Come anticipato poco sopra, sono due gli strumenti impiegati in questa fase:
Definizione ISO:
“Il processo generale di identificazione, analisi e valutazione del rischio”
Questo strumento viene utilizzato per individuare i livelli inaccettabili di rischio che possano influire negativamente sulle risorse o sull’immagine di un’organizzazione. Il risultato di questa indagine consente di progettare efficaci soluzioni di risposta e di mitigazione del danno.
Definizione ISO:
“Il processo di analisi delle attività e dell’effetto che un’interruzione potrebbe causare su di esse”
La BIA aiuta a chiarire l’ambito del programma di continuità aziendale e va utilizzata per determinare e selezionare le soluzioni più adatte a raggiungere l’obiettivo di resilienza prefissato. Serve anche ad identificare e assegnare le corrette priorità a funzioni e processi, al fine di determinare quali di questi avranno un impatto maggiore sul business nel caso non fossero più disponibili.
Vediamo ora nel dettaglio le specificità di questi due strumenti, che tipo di utilità assumano nella stesura del business continuity plan, oltre ad alcune indicazioni pratiche di utilizzo.
Come abbiamo detto poco sopra, la valutazione del rischio è utile per identificare i potenziali pericoli e analizzare cosa potrebbe accadere in caso di sinistro. Permette di capire come gli eventi avversi possano influire su una compagnia e in special modo sulla sua capacità di erogare i prodotti e servizi più importanti. L’obiettivo finale è di ridurre la probabilità o la gravità del sinistro, oltre a portare alla luce l’effettivo livello di adeguatezza dei controlli preesistenti.
Più in dettaglio, un risk assessment condotto correttamente consente di identificare chiaramente dove le minacce superino la propria propensione al rischio, ponendo le basi per sviluppare strategie di business continuity che riducano la probabilità, la durata e l’impatto di un’interruzione.
Concretamente, per ogni prodotto, processo o servizio vitale andrà fissato il cosiddetto:
Definizione ISO:
“Il quantitativo di tempo oltre il quale l’effetto di un evento catastrofico diventa insostenibile”
Sintetizzando, ecco i principali benefici associati a questa attività:
Spesso nelle aziende c’è la tentazione di sorvolare sul RA per via del fatto che se ne ignora lo scopo effettivo. Tuttavia, è un passaggio pressoché obbligato per poter sviluppare delle strategie idonee. Avviando questo iter, l’impresa è in grado di identificare i propri punti deboli, oltre a comprendere quali siano le probabilità che un certo evento si verifichi. Un altro scoglio circa l’utilizzo di questo strumento riguarda la difficoltà nel far fruttare concretamente i risultati del RA. Per scongiurare questa evenienza, come primo passo è assolutamente necessario porsi due le domande chiave:
Sono in particolare le risposte alla seconda domanda a costituire la base per selezionare la strategia più corretta di gestione del rischio.
Un corretto risk assessment dovrebbe essere condotto da personale competente, che abbia una buona conoscenza dell’ambito in esame.
ESEMPIO TEMPLATE RA: https://www.fema.gov/media-library/assets/documents/89542
In generale, eccone le fasi specifiche:
La conduzione di una BIA è cruciale, in quanto i suoi risultati faranno da base principale sulla quale costruire il piano di continuità operativa. Attraverso di essa, il team sarà in grado di:
Le principali aree che vanno prese in considerazione redigendo la BIA sono:
La BIA faciliterà quindi la definizione delle priorità di processi, funzioni, prodotti e servizi critici. La direzione avrà di conseguenza un’idea chiara su quali aree necessitino di maggiori risorse in caso di emergenza. Sovente, le stime e le approssimazioni vengono effettuate in relazione alle variabili finanziarie, come possono essere mancati guadagni, costi aggiuntivi e altre possibili fonti di perdita economica.
Nel valutare i potenziali impatti non va sottovalutata alcuna possibilità: la crisi può giungere per esempio dal fallimento di un fornitore, da una mancata consegna di beni, o dall’interruzione di un servizio.
Ecco le principali tipologie di impatto che vanno sicuramente considerate:
Lo strumento migliore per condurre una BIA è utilizzare un questionario da sottoporre alle figure chiave aziendali.
ESEMPIO TEMPLATE BIA: https://www.fema.gov/media-library/assets/documents/89526
E’ necessario quindi interpellare tutti coloro che abbiano una conoscenza profonda di come vengono creati ed erogati, rispettivamente, i prodotti e servizi. E’ chiaro che siano proprio questi soggetti a poter determinare con precisione gli impatti potenziali e le conseguenze che essi avrebbero sul dipartimento di cui sono responsabili.
Ricapitoliamone le fasi salienti:
Oltre a ciò, la BIA dovrebbe idealmente identificare quali processi e risorse siano necessari affinché il business possa continuare a funzionare ininterrottamente, seppur con a livelli di funzionalità ed efficienza ridotti.
L’esito ultimo della BIA è un rapporto scritto al cui interno sono documentati i potenziali impatti derivanti dall’interruzione di ciascun settore critico dell’azienda. Gli scenari che determinino significative interruzioni dei processi di lavoro devono, quando possibile, essere valutati in termini di impatto finanziario. In una fase successiva questi costi andranno confrontati con le spese per le rispettive strategie di recupero.
Nel prossimo articolo intitolato:
ci occuperemo della fase in cui si progettano le azioni concrete di risposta a ciascuna fonte di rischio. Come determinare e selezionare le soluzioni appropriate per raggiungere il livello ideale di resilienza?
A presto sul nostro blog, ma anche sui nostri canali social, per la prosecuzione del nostro viaggio nel mondo della Business Continuity!
In questo nuovo articolo della nostra rubrica “Adattarsi, Sopravvivere, diventare Invulnerabili (conoscendo i propri limiti)“: come identificare e selezionare soluzioni più appropriate per raggiungere l’obiettivo di continuità operativa desiderato dall’azienda.